Parrocchia San Michele Arcangelo
CENNI STORICI SULLA PARROCCHIA
La comunità di San Michele Arcangelo è formata da circa un migliaio di battezzati e collabora con le comunità di Cimadolmo e Stabiuzzo per la gran parte degli aspetti della vita parrocchiale. Infatti, soprattutto negli ultimi anni, i gruppi di Azione Cattolica Ragazzi e i vari Gruppi Giovani delle scuole superiori nonché il Catechismo e i gruppi Scout sono organizzati assieme alla Parrocchia di Cimadolmo, il tutto scegliendo di volta in volta i luoghi e le risorse più idonei delle due Parrocchie. Il gruppo invece caratteristico della Parrocchia di San Michele è il Coro Parrocchiale.
Dalla Parrocchia provengono anche vari sacerdoti diocesani e religiosi: don Rino Giacomazzi, ex responsabile dell’Ufficio Arte Sacra della Curia di Treviso e Parroco di Albaredo di Vedelago fino al 2014; don Daniele Liessi, attualmente segretario della nunziatura in Repubblica Democratica del Congo; Suor Mara Lorenzet, dell’ordine delle Francescane di Gemona; don Eraldo Modolo, parroco di Robegano fino al 2014; Padre Vendramino Zanardo, del PIME, per molti anni in missione in Brasile. Altre Religiose ormai anziane sono “sparse” nella Regione Veneto. Al recente passato appartengono altri due fiori di San Michele, fratello e sorella, don Giacomo Campion e Suor Maria Veronica del Beato Alessio Falconieri, al secolo Regina Campion. Suor Maria Veronica (a cui nel 1910 è stato intitolato l’asilo parrocchiale, tuttora attivo sia per la sezione nido sia per la scuola dell’infanzia) già a soli undici anni manifestò il desiderio di farsi monaca di clausura: entrò nel Monastero di Gesù e Maria in Venezia accolta dalle suore Eremitane Scalze e, dopo tre anni di noviziato come conversa, emise la professione dei voti solenni nel 1847, a ventinove anni, mantenendo intatto il suo spirito operoso e allegro, riponendo le sue delizie nel servire alle consorelle. Da sempre cara ai suoi concittadini, è presente anche tra i numerosi santi dipinti dal Donati sull’interno del tamburo della chiesa; il suo corpo ora riposa nel Monastero di Carpenedo (Ve).
Dall’Ottocento, ci spostiamo ora ancor più indietro nel tempo per capire in modo più profondo il legame esistente con le comunità di Cimadolmo e Stabiuzzo e anche con le comunità di Ormelle e Roncadelle, fin dagli inizi del secondo millennio.
Quando San Michele era parrocchia filiale, come gran parte di quelle qui vicino, dell’antica chiesa di Stabiuzzo (Pieve di San Maurizio), il titolo canonico della nostra chiesa era Ecclesia Sancti Michaelis Arch. de Plavi. Nel 1152, una delle frequenti inondazioni del fiume Piave causò la distruzione della Pieve di San Maurizio e verso il 1164 la nostra parrocchia assunse il titolo di Ecclesia Sancti Michaelis Arch. de Ulmo (che conservò fino al 1910), un cambiamento che forse stava anche ad indicare l’inizio di un mutamento organizzativo generale a seguito della calamità naturale. Nel 1176 infatti la famiglia dei Da Camino cedeva i territori disastrati di Stabiuzzo ai monaci cistercensi di Follina e successivamente passava a Roncadelle la sede della pieve matrice, come da un documento del 1314. Per le nostre comunità, le avversità maggiori, oltre alle guerre e alle invasioni (San Michele fu teatro di uno dei tanti scontri tra i Trevigiani e il Patriarca nel 1164, ma fu anche territorio devastato dagli Ungheri nel 1356 e nel 1372, e dai Padovani nel 1382), erano proprio le inondazioni del fiume: nel 1344 e soprattutto nel 1440, quando la gente dovette trovar scampo presso i paesi vicini e la Parrocchia dovette ricorrere agli aiuti di quella di San Silvestro di Cimadolmo, anch’essa mal ridotta. Nel 1458 la chiesa di San Michele fu la prima a risorgere, probabilmente in località Borgo di Sopra e più precisamente nei pressi della Strada del Piovan; la quiete non durò molto e nel 1531 avvenne una nuova inondazione che causò ingenti danni. Poco dopo San Michele fu costituita vicaria perpetua della chiesa di San Silvestro; entrambe le chiese si riferivano alla pieve di “Hormele”, forse meno soggetta alla furia delle acque. Furono secoli difficili: tra la fine del XVI e l’inizio del XVI secolo le inondazioni si facevano sempre più rovinose e le disposizioni ordinate dal Doge per la salvaguardia di questi territori non ebbero immediato effetto. Nei primi anni del XIX secolo si poté godere di un periodo di relativa calma, almeno per quanto riguardava le calamità naturali: le invasioni e le vicissitudini politiche invece fecero vivere al popolo ancora anni travagliati. Nel 1837 fu consacrata la nuova chiesa di San Michele, affrescata dal De Min l’anno seguente; nel 1885 San Michele divenne Parrocchia autonoma. Se la natura ora regalava momenti vivibili ci pensò però l’uomo a provocare la tragedia: pochi decenni più tardi avvenne il conflitto bellico più funesto che i popoli europei conobbero e San Michele, come tutte le comunità poste lungo il corso del fiume, fu ridotta a macerie. La chiesa fu ricostruita negli anni Venti del XX secolo, simile alla precedente ma dotata di una copertura a cupola (da poco restaurata, 2009-2010); nel periodo della ricostruzione la comunità seppe organizzarsi per adibire luoghi adatti al culto e per rinvigorire la propria fede, come nel passato innumerevoli volte.
Peripezie storiche che hanno sicuramente temprato il carattere della comunità, delle nostre comunità, tutte accomunate da una natura difficile e ora apparentemente domata, oltre che dai capovolgimenti politici.
La pace degli ultimi decenni ha favorito la cura e il decoro dei luoghi ma nello stesso tempo ha indotto forse a chiuderci ciascuno nella propria comunità, intenti a specchiarci nel risultato raggiunto, non più spinti dalle esigenze e necessità di un tempo. Un “rilassamento” a cui da qualche anno si cerca di uscire, prima con le comunità più prossime e ora con quelle della Collaborazione, per riscoprire la gioia dell’essere Chiesa.